Opacità

Il limite della trasparenza

  • Gianni Cavallina

Abstract

Un tempo, un uomo delle prime epoche, sotto il sole del Mediterraneo, capì che poteva, come tanti altri animali, costruirsi un rifugio, per sé e per i suoi cari, un rifugio che lo riparasse dai temporali e nel quale potesse in qualche modo riscaldarsi la notte e difendersi dalle bestie feroci.
Lo aveva già trovato, questo rifugio, lo aveva trovato suo padre, ed il padre di suo padre. Non c’era bisogno di stancarsi, di ferirsi le mani, la caverna, l’anfratto, era già là, a sua disposizione.

Ma ora pensò che poteva avere una sua tana, proprio come gli animali, e che, con un po’ di fatica, poteva crearsi una sua ‘caverna’. La caverna era fatta di massi, e lì, sotto il sole, tra il mare e la colline c’erano tanti massi, pochi cespugli di mirto, e, di tanto in tanto, qualche leccio.
L’uomo agisce, si fa faber, e mette un sasso sopra un altro, poi altri ancora. L’uomo crea un muro, che gira intorno e ricrea la caverna. Manca ora una difesa dalla pioggia; frasche intrecciate; ma è meglio affidarsi ancora ai sassi, e concludere verso l’alto il cerchio, fino a creare una volta.

Quello che l’uomo ha fatto con le sue mani è compiuto, sta in piedi, gli serve, proprio come la grotta naturale che Dio gli aveva preparato.
L’uomo è felice, si è costruito, con le pietre, la prima ‘casa’. È una casa di pietra.

Pubblicato
2009-12-31
Come citare
Cavallina, G. (2009). Opacità: Il limite della trasparenza. AND Rivista Di Architetture, Città E Architetti, 16(3). Recuperato da https://and-architettura.it/index.php/and/article/view/515