Ipertrofica immediatezza
Da Instant City a Instagram, il progetto nella società delle immagini
Abstract
Stiamo vivendo un tempo che strutturalmente si sottrae a ogni tentativo di fornirci un’idea di futuro, una visione generale, un orizzonte. Mai, come in questo periodo, l’umanità si è vista ridurre se non addirittura sottrarre gli immaginari capaci di proiezione e di apertura rispetto all’invadente inafferrabilità di futuro. Nel contingente è addirittura successo qualcosa di inimmaginabile: una Pandemia. Senza ricorso all’immaginazione, ma obbligati dall’evitare il peggio, stiamo sperimentando modalità di vita e di organizzazione del lavoro, mai prima d’ora così appiattite in spazi di intimità ristretta (le nostre case) dove coesistono a fatica inconsapevole e in certi casi, con confuse sovrapponibilità, ruoli professionali e responsabilità familiari. Stiamo sperimentando una nuova abitabilità sia fisica che mentale. Costretti all’isolamento forzato e inconsapevolmente messi a testare le nostre abitudini, siamo portati ad astrarci, a perimetrarci in uno spazio digitale senza tempo impreparato ad essere arredato e spazializzato come invece da abitudine sappiamo fare di un ambiente tridimensionale in cui fino ad ora siamo vissuti.
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